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Un’annata chiusa male ma andata peggio. Per Cummins il 2016 non entra nel novero degli anni da ricordare. Gli ultimi tre mesi hanno fatto segnare un calo del 6 per cento a causa del calo di produzione di camion, legato all’asfissia di questo segmento in Nord America (il tonfo è del 13 per cento) e di un mercato globale in deboli condizioni. Nell’automotive pesante e nel construction Cummins è molto forte anche in Cina, che ha fatto parzialmente da contrappeso facendo segnare un più 6 per cento. Il fatturato complessivo del 2016 si è assestato a 17,5 miliardi di dollari, più basso dell’8 per cento rispetto a quanto fatto segnare nel 2015. Sempre il Nord America fa la parte della “zavorra”: il fatturato nella regione è calato, durante i dodici mesi dell’anno, del 12 per cento. La diminuzione sui mercati esteri è stata dovuta principalmente ai cambi delle valute. Escludendo l’impatto del fluttuare delle monete, il fatturato internazionale è aumentato del 2 per cento grazie alla crescita in Cina e India, col contrappeso della domanda debole in America del Sud, Medioriente e Africa.

Una fine d’anno soddisfacente

Cummins ha recentemente diramato i risultati finanziari relativi al 2016. Nonostante i numeri non entusiasmanti, ci sono comunque motivi di ottimismo: «Nonostante le condizioni di fragilità di buona parte dei nostri mercati, Cummins ha chiuso l’ultimo quarto dell’anno con risultati migliori del previsto, grazie al nostro forte share in Nord America e ai benefici consentiti dalla riduzione del costo del lavoro», il commento del presidente e Ceo Tom Linebarger. Che prosegue: «Abbiamo fatto significativi progressi nelle iniziative chiave del 2016, portando a termine le operazioni di ristrutturazione aziendale, completando l’acquisizione dei nostri distributori in Nord America e continuando a investire in nuovi prodotti, i quali ci permetteranno di perseguire una crescita dei profitti non appena le condizioni del mercato miglioreranno. Abbiamo inoltre distribuito il 75 per cento del nostro cash flow operativo agli azionisti».

 

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